Archive for giugno, 2022


Colla

E’ quella che mi sento addosso : come una patina di vinavil ovunque, come quando da bambini ce la spalmavamo sulle mani e aspettavamo si asciugasse per tirare via una copia sottile delle nostre dita.

E’ stato un week end lungo e molto intenso che da noi San Giovanni è il patrono e si fa festa, ovviamente.

C’è stato il saggio di danza di Anita, una botta di tenerezza incredibile per questa bimbetta sempre sorridente e che alla domanda di sua mamma “sei emozionata?” ha risposto “non mi ricordo bene come si fa l’inchino alla fine”

Il saggio è stato carinissimo, lungo un paio d’ore ma dove ogni bimbo dal più piccolo al più grande (l’età andava dai 4 ai 20 circa) è stato valorizzato.

Anita molto sorridente, sempre, e mi si è stretto il cuore quando lì sul palco, a luci accese e fine spettacolo, ci ha visto e ha iniziato a fare ciao con la manina.

C’è stata la festa del patrono, con le infiorate delle quattro porte cittadine, che venerdì mattina ho visitato con Emma e Nina spiegando come venivano fatte, cosa rappresentassero e cose così.

Tutto di corsa che alle dieci e mezza già il caldo era atroce.

La sera passata a cena in un osteria per vedere sullo schermo lo svolgersi del Palio e prendere un po’ di fresco, chiacchiere leggere e mangiare pure.

Sabato mattina sveglia alle cinque e mezza che ho dato una mano per quello che potevo alle signore che hanno messo in piedi lo yarn bombing con le loro creazioni all’uncinetto : il gruppo è molto piacevole, l’aria era deliziosa e mi sono divertita parecchio anche se il ginocchio ha ricominciato a darmi noia e ho passato il pomeriggio col ghiaccio ma ne valeva la pena.

Ieri mattina un giro veloce giusto per sgranchirmi e prendere un po’ d’aria prima del caldo.

Che continuo a non sopportare, è più forte di me, mi uccide, mi toglie ogni voglia di fare qualcosa che la pressione precipita e la testa si annebbia.

Dormo poco e male malgrado la sera qui ancora sia decisamente più fresco, solo che a lungo andare accuso il colpo.

Faccio finta di niente e vado avanti.

Solo che stamattina, appena sveglia, dallo specchio del bagno c’era un fantasma che mi fissava…forse aveva caldo pure lei…

#Schegge n.01#

Alice ieri sera è andata al concerto di Cesare Cremonini con il suo fidanzato : si erano regalati i biglietti prima della pandemia.

Bei posti, numerati e centrali al palco.

Pagati abbastanza per le tasche di due molto giovani, atteso due estati.

Così stamattina mi arriva un video, un pezzetto di 90 Special, 30 secondi.

Mi ritrovo con le lacrime agli occhi

Non solo per la canzone (che io sono sempre stata pop e quella canzone lì l’ho cantata a squarciagola un sacco di volte, anche se non ero adolescente, anche se tutti i miei coetanei storcevano il naso)

Il vedere tutta quella gente che ballava e cantava e Cesare lì sul maxi schermo è stata come una sberla emozionale, concentrata in 30 secondi.

E lei mi scrive : io e B per niente emozionati ahahahah

La prima volta che lui l’ha riaccompagnata a casa c’era Cremonini alla radio…

E non credo sia solo questo… mi racconta che anche Cesare durante il concerto si è emozionato un paio di volte.

“questa cazzo di pandemia ci ha ucciso dentro” dico io

e lei ” lo ha detto anche lui”

e alla fine, un sentire comune, è meglio di niente…

Grumi

Sono stati giorni intensi e pesanti, emotivamente e fisicamente.

Niente di particolare, solo un sentire il famoso ovosodo che non va né su né giù.

Più stanchezza mentale che mi fa essere distratta, mi perdo le cose, me le dimentico, mi irrito per niente.

Dovrei staccare un po’, andarmene da qualche parte che per me è sempre stata la cura migliore.

Ma per adesso non si può.

Continuo arrancando, attaccandomi a cose che mi fanno stare bene.

Ma è tutto pesante.

#Schegge#

Caldo è caldo.

Ma alla fine riesco ad affrontarlo bene che mi sono vestita nella maniera giusta e ho sandali comodi per macinare chilometri su sampietrini, asfalto e ciottoli millenari.

Che il problema alla fine non è tanto il caldo ma gli sbalzi di pressione.

La mattina inizia bene… percorro strade ombrose e vie abbastanza fresche, mi fermo ad ammirare il cielo e quello che vedo, osservo le persone, tante, tante quante da un paio d’anni a questa parte non avevo visto tutte insieme

Questa mini gita a Roma l’ho programmata almeno quindici giorni fa, quando ad un certo punto mi sono resa conto che avevo bisogno di un break anche minimo

I biglietti del treno a metà prezzo hanno fatto il resto.

Ho in testa un mini tour dei punti caldi da visitare, il tutto spostandomi a piedi e senza tener conto dei musei che probabilmente saranno la meta del prossimo tour.

Andarsene in giro da soli ha sempre un gran vantaggio: quello di potersi concentrare sui particolari

E così noto le dinamiche dei turisti, vedo come sono assortiti i gruppi che incontro, di come osservano quello che indicano le guide.

Spesso mi chiedo che effetto faccia Roma a chi ci arriva la prima volta, io ormai saranno vent’anni che ci vengo regolarmente e posso dire di essere passata più volte per strade chiese e monumenti.

Ogni volta è una meraviglia, il contrasto di colori, di geometrie, i giochi di luce che fa il sole su marmi bianchi e pietre di ogni tipo.

E i profumi dei ristoranti, dei gelsomini, dei tigli.

Tengo botta bene e si fa ora di pranzo: trovo un ristorante nei pressi di Piazza Navona, tavoli all’aperto e ombrelloni all’ombra, in quel momento, che la via è stretta e si sta bene.

Tutto scorre velocemente e piacevolmente e mi concedo un caffè, cosa rara per me, per darmi magari una sferzata ed arrivare a metà pomeriggio quando dovrò prendere il treno e tornare a casa.

Riparto per dirigermi verso Via del Corso… attraverso una piazza Navona assolata come solo può essere alle tredici e tre quarti, imbocco la stradina ombrosa tra il Senato e la chiesa di San Luigi dei Francesi e mi arriva una ventata fresca, molto fresca.

Forse troppo.

E’ come se qualcuno mi spingesse violentemente con entrambe le mani sul petto.

Inizio a vedere stelline luminose e sudo copiosamente anche se è molto fresco.

Mi siedo sul muretto della chiesa.

Chiudo gli occhi e respiro a fondo: ho già vissuto esperienze del genere, maledetta pressione ballerina.

E’ come se le vene si svuotassero all’improvviso, la testa si fa leggera e gli arti pesantissimi.

Appoggio lo zainetto al muretto che non riesco a tenerlo.

Mi guardo intorno: vicino a me una famiglia italiana padre-madre-figlio adolescente

Poco più giù due carabinieri piantonano l’ingresso laterale del Senato (ci sono entrata, una volta, questo mi viene in mente)

Continuo a respirare a fondo, bevo un sorso d’acqua ma non passa: le stelline sono viola adesso, e richiudo gli occhi anche se mi accorgo che è peggio, che mi gira la testa se lo faccio.

Allora li riapro e fisso un punto di fronte a me e ogni tanto butto un’occhiata alla famiglia: devo chiedere aiuto a qualcuno, se non mi passa.

Mi concentro su quanto mi ricordo della piazza lì vicina: non c’è né un bar né una farmacia.

Apro una bustina di zucchero che ho sempre con me e provo con quella.

Continuo a sudare anche se fa molto fresco o almeno mi sembra.

Non passa.

Provo a sollevare le gambe incrociandole sul muretto.

Respiro a fondo.

Inizio a pensare che prima di svenire dovrei chiedere aiuto.

Per fortuna mantengo la calma.

Poi piano piano inizia a passare, lentamente, scompaiono le stelline anche se la testa è ancora troppo leggera per potermi alzare.

La famiglia di fianco a me si alza e se ne va

I Carabinieri non ci sono più (probabilmente il Senato ha chiuso.)

Adesso sento gli arti meno pesanti e mi alzo in piedi.

Sì va meglio.

Aspetto ancora un pochino e mi avvio: raggiungo un baretto più avanti (oltre la piazza, che avevo ragione, lì non ce n’erano) e bevo una coca cola, unico rimedio per quando ho questo tipo di problema.

Perché non è la prima volta che mi capita, per fortuna ho imparato ad affrontarlo, dopo la prima volta che sono svenuta battendo la testa dentro la doccia della piscina comunale (avevo tutti i sintomi ma essendo la prima volta non li ho saputi riconoscere)

Fa caldo ma adesso sto bene…finisco il mio giro, raggiungo la stazione e anche oggi l’ho sfangata

(3 giugno 2022)

Sciame

E’ stato un week end lungo pieno di contraddizioni, pesantezze, leggerezze, pensieri cupi e testa vuota.

Così, tutto insieme, come spesso mi succede.

Che mercoledì esco dal lavoro con la determinazione di godermi questi quattro giorni tutti in fila di distacco dal lavoro, anche se io, dal lavoro, ultimamente mi stacco con difficoltà.

Che purtroppo non riesco a rimanere nel mio ruolo, mi immedesimo nei problemi e nelle decisioni anche se alla fine, dopo averci rimuginato fin troppo, mi rendo conto che uio dovrei eseguire i compiti che mi riguardano e lasciare che i titolari si preoccupino del resto.

Al 90% ci riesco ma poi ci sono i giorni come quelli appena passati che rimugino sulle cose da fare fino a che queste riescono a mandarmi di traverso tutto.

Non completamente, per fortuna, che ho passato venerdì girando per Roma fregandomene del caldo e della tantissima gente che c’era (prima volta dall’inizio della pandemia, che non mi sono preoccupata più di tanto di avere persone così vicine) riempiendo gli occhi di bellezza, facendo un giro turistico di quelli classici che era tantissimo che non facevo.

Giovedì ho passato la mattina al sole nel fazzoletto di giardino sotto casa, leggendo, ascoltando podcast e facendo niente, cosa che ultimamente apprezzo tantissimo visto che spesso mi sento schiacciata dalle mille cose che devo sbrigare durante la giornata.

Sabato e domenica sono stati pieni di riordinare, sistemare e recuperare cose che mi sono venute in mente tipo una collanina che mi è stata regalata a Natale e che va benissimo in queste giornate calde visto che è leggera e poco impegnativa.

In tutto questo c’è poca gente presente ma tutta buona.

Che giovedì passo parte del pomeriggio e ceno con le mie nipotine Adelina e Guendalina (come le chiamo io ma in verità sono Emma e Nina ) che mi raccontano mille cose e Emma mi regala un suo disegno come suo solito dove siamo io, lei e sua sorella tutte molto sorridenti, vestite con abiti dei nostri colori preferiti, sotto un cielo illuminato dal sole e dall’arcobaleno.

L’ho appeso così ogni mattina potrò fare di tutto per somigliare a quella lì, sul disegno.

Un inizio, è già molto.