Archive for aprile, 2023


Considerazioni

Pensavo che in passato il blog era pieno di descrizioni di cose fatte, persone incontrate, rapporti cuciti e strappati, eventi più o meno divertenti, pensieri pesanti e leggeri, pieno zeppo insomma di vita mia e di chi mi gravitava intorno.

Rileggendo quello che ho scritto ultimamente ne viene fuori una descrizione di me che forse mi piace di più anche se più “noiosa” in un certo senso ma sono io al cento per cento : più cauta, più selettiva negli incontri, meno disponibile nei confronti degli altri.

E non è semplicemente una descrizione fatta superficialmente, sono proprio io ad essere così. Non accetto più chi non sopporto tanto più che quando mi alleno da sola in palestra metto le cuffiette per non avere nessun contatto con chi sta lì e spesso ha voglia di scambiare due parole. Ho il tempo risicato, quando non frenquento i corsi, vado in pausa pranzo e in quell’ora e mezza devo fare gli esercizi mirati per le ginocchia (che – graziaddio – funzionano), la doccia, mangiare un minimo e tornare al lavoro.

L’unica cosa che mi manca sul serio sono i giri che facevo il sabato o la domenica mattina in collina : dopo la pandemia non ci sono più tornata. La realtà è che in questi due anni passati sono diventata paurosa, vuoi per i problemi che ho avuto alle ginocchia, vuoi perché le abitudini di tutti e anche le mie sono state stravolte, non me la sento di andarmene in giro da sola anche se il luogo dove andavo di solito è sempre molto frequentato. Ecco, questa è una cosa che devo assolutamente tornare a fare.

Per il resto ho sempre le giornate piene, di sicuro non solo di cose piacevoli da fare ma alla fine credo siano così le giornate di tutti, arrivo a sera bella cotta e molto di quello che riservo per il mio tempo libero purtroppo rimane in sospeso.

Magari è solo questione di riallineamento…

Trentuno di Trentuno

Non avrei creduto ma invece ci siamo…

Alla fine questa è la dimostrazione che basta semplicemente volerlo. Non è che sia poi così soddisfatta : non sono riuscita a scrivere come avrei voluto ma è pur sempre un passo avanti. Mi rendo conto di essere arrugginita, soprattutto nel lasciarmi andare a confidenze ed esternare cosa sento.

C’è sempre quel minimo di pudore che un tempo non avevo, c’è sempre una specie di filtro.

Magari andando avanti passa. Magari è solo questione di tempo e di dedicarmi un po’ di più a riflettere scrivendo.

In ogni caso ci sono : e non ho intenzione di smettere.

Trenta di Trentuno

Stasera approfitto di questa mezz’ora che ho.

Ho accompagnato mamma a fare una terapia e la aspetto seduta al parco.

Credevo fosse una buona idea ma qui il meteo cambia velocemente e da tiepido che era poco fa si è alzato un vento gelido fastidioso.

Stamattina mi è tornata in mente una cosa, sera del giorno di Pasqua passata con i miei nipoti. Ora : le bimbette giocano benissimo tutte insieme che hanno più o meno la stessa età. Brando è un po’ più piccolo e a volte gioca con loro ed altre da solo.

Lo vedo giocare con un libro e gli propongo di leggerne uno insieme, uno nuovo che ho comprato di recente.

Le bimbette sono state più fortunate di lui che con la pandemia mi sono persa la fase in cui a sua sorella e alle sue cugine leggevo tanto.

Comunque : ci sediamo sul tappeto uno di fianco all’altro e apro il libro.

E lo vedo fare quel gesto che di fronte a un libro nuovo facciamo tutti, quel gesto che contraddistingue chi ha confidenza con i libri e chi non ce l’ha. Prende il libro con le due manine e se lo avvicina al volto e lo annusa.

Poi come niente fosse torna alla posizione di prima.

Lo guardo con una tenerezza infinita e gli chiedo “sa di buono vero?”

E lui fa sì con la testa…

Ventinove di Trentuno

Come in una bolla… Nel senso che tutto va avanti come se fossi in un luogo con eccesso di ossigeno, in bilico tra lo svenimento e il sonno profondo.

La mattina passa in qualche modo e mi riprometto di uscire nel pomeriggio.

Solo che vedo un film è mi addormento, di quel sonno profondo che stordisce e che una volta sveglia mi fa decidere di restare a casa anche perchè stamattina ho preso così tanto freddo che anche basta.

Così il pomeriggio lo passo facendo quelle cose che di solito rimando, senza fretta e senza forzare. Che è di questo che ho bisogno, ho bisogno di assecondare i pensieri e le mie necessità.

Sono sempre in bilico tra il vorrei e non vorrei, faccio programmi e li rivedo.

Ma passa, lo so.

Ventotto di Trentuno

È stata una giornata dissociata, di quelle che mi sveglio e non capisco che giorno è.

Esco prima delle nove, faccio un giro ed è come essere di nuovo in lockdown, nessuno in giro, parcheggi vuoti e strade deserte, cielo grigio e pioggerella fastidiosa.

Il resto della giornata è più schizofrenico di me tra nubi,sole, vento, pioggia alternate ogni dieci minuti.

Mi vedo un film, si cena tutti insieme, un gran vociare e risate di bambini che crescono a vista d’occhio e un chiamare zia continuo. È stata una Pasqua strana, che abbiamo avuto un altro lutto in famiglia, di quelli che ti lasciano basita che ti colgono di sorpresa. In nemmeno in mese ho perso tre zii, tre pezzetti di vita e tutto un equilibrio da riallineare.

Ma mi attacco a questi piccoli tesori, a questi sorrisi aperti e luminosi, all’idea di un altro bimbetto che arriverà, alla confusione gioiosa che fanno, a quel chiamare zia mille volte.

E mentre scrivo mi arrivano messaggi vocali di poesie di Pasqua recitate a distanza che farlo mentre tutti ascoltano è troppo imbarazzante.

Panta rei.

Ventisette di Trentuno

Oggi pensavo a quando da bambina la maestra per la Pasqua ci faceva disegnare rami di fiori di pesco e arcobaleni, chissà perchè.

Oggi il caos di nuvole e poi sole e poi vento e poi pioggia.

E freddo.

E stasera la chiudo qui che sono altrove, con la testa e con l’umore. Magari in seguito spiego perché o magari no. Va così.

Ventisei di Trentuno

Ovviamente lo sapevo che la cura era la leggerezza.

Che passo la mattina a camminare godendomi il sole e la lentezza ovvero il fare le cose senza l’orologio e senza avere il fiato corto.

Cammino e compro le ultime cose che servono, macellaio, farmacia, fornaio.

Il tutto senza fretta e godendomi ogni passo.

Il pomeriggio uguale, ma senza sole anzi con un vento freddo che gela le ossa ma sticazzi che ci si sposta in un’altra città, si fa shopping (non io) si chiacchiera, si rife, si cena in un posto carino.

Sempre detto che avere il tempo a disposizione talvolta cura ogni ferita.

Dovrei ricordarmelo più spesso che talvolta è solo questione di puntare i piedi e dire qualche no. A riuscirci…

Venticinque di Trentuno

Ieri sera ho avuto un crollo emotivo

Era da un po’ che non mi succedeva.. all’improvviso, nel mezzo di una cena piacevolissima con i miei fratelli in un posto carino mangiando cose buonissime mi sono messa a piangere parlando di quello che avrei dovuto fare oggi.

Stupidaggini tipo fare la spesa, niente miniera e niente operazioni a cuore aperto, solo un paio di giri tra fruttivendolo e supermercato. Eppure mi sembrava di essere a metà Everest e dover decidere se continuare a salire o scendere.

Sto elaborando un piano per interrompere questa specie di ruota del criceto che sono le mie giornate, la routine mi sta facendo impazzire, credo sia questo.

Che io un piano ce l’avrei, tipo una settimana altrove : magari vedo se riesco a prendermi un paio di giorni di ferie a maggio e farmi un giro da qualche parte.

Oltretutto questo svegliarsi che è gennaio, pranzare che è maggio e andare a dormire che è novembre non mi aiuta nemmeno un po’.

Per domattina ho pianificato un bel giro a piedi, di sicuro aiuta. Poi staremo a vedere.

Ventiquattro di Trentuno

Ieri sono andata dal parrucchiere.

Mi sembra di averlo già scritto che, per una serie di motivi, ho cambiato salone lo scorso ottobre. A malincuore, molto a malincuore che quello che frequentavo prima era come essere a casa, che mi ero molto affezionata a chi lavorava lì ma proprio per questo ho deciso di cambiare : si erano create delle dinamiche poco piacevoli. Un po’ come quando ai familiari dici le cose apertamente senza renderti conto che magari quelle parole lì, in qualche modo, li ferisce.

Per cui ho scelto un salone fatto di ragazzi molto giovani ma che mi hanno convinto con le foto che pubblicavano su Instagram, col dire che in ogni caso se non mi avessero convinto avrei potuto cambiare ancora.

Che in fondo, lo dicevamo con mia sorella, adesso sono tutti molto preparati in colorazioni e tagli, frequentano tutti corsi di aggiornamento per cui alla fine puoi trovarti più o meno bene ma la professionalità c’è.

In questo salone dove vado adesso mi trovo molto bene, mi hanno fatto decidere di allungare i capelli e ho cambiato colore optando per un castano caldo : il risultato è buono e mi ci sto abituando.

Riflettevo ieri di come i cambiamenti in certi casi siano necessari : sto familiarizzando con persone nuove mentre prima incontravo sempre le stesse clienti che un po’ potrebbe essere un vantaggio ma che per chi come me in certe situazioni ama farsi i fatti suoi un ambiente completamente nuovo può solo giovare.

Una cosa mi ha fatto molto piacere : ieri il parrucchiere “capo” mi ha ringraziato perchè, parole sue, sono sempre molto carina con loro.

Ora : ho sempre sostenuto di essere una persona che non ama particolramente essere scorbutica, sono sempre stata convinta del fatto che le mie giornate no restano tali anche se rompo le palle al mondo, anzi, la gente giornata no o meno ti prendono per scorbutica e basta.

Ma certe dimostrazioni fanno solo piacere.

Ventitre di Trentuno

Arrivo a scrivere sempre a quest’ora quando sono bollita e le idee che avevo messo in fila durante il giorno sono evaporate dietro al solito corri corri.

Che alla fine mi vengono in mente riflessioni e considerazioni, osservo e annoto mentalmente, certe volte sorrido dietro a certi ricordi che mi riprometto di scrivere e puff, in un attimo tutto andato.

Fa freddo e ho le mani gelate, io che mai le ho avute in vita mia negli ultimi due anni soffro di mani e piedi freddi. Questo inverno l’ho passato con calzettoni di lana di alpaca, che il solo dirlo mi fa sembrare mia nonna ma questo è.

Sto organizzando un minimo per il giorno di Pasqua, che un po’ mi fanno ridere quelli che “Dove vai per le vacanze di Pasqua?” Come c’avessi 15 anni e una settimana di vacanza…mi viene in mente una Pasqua di tantissimi anni fa, un venerdì santo a dirla tutta, assolato e tiepido. Uscendo dall’ufficio trovo il corso pieno di gente e intravedo due ragazzi di spalle, camicie di flanella a scacchi e tra me e me penso “che strano, somigliano a Mario e Giancarlo” due miei amici, fratelli tra loro, molto giovani.

E lì, in mezzo alla strada, in mezzo a tutta quella gente presa dalle ultime compere, con borse piene di uova di cioccolato e colombe, lì, nella luce dorata di un tardo pomeriggio di sole, inizio a piangere a singhiozzi perchè realizzo che Giancarlo non c’è più, è mancato l’anno prima e quei due ragazzi non possono e non potranno più essere loro. E piango così tanto che si fermano un paio di persone preoccupate per me che imbarazzata da morire mi asciugo in fretta le lacrime e dico che no, va tutto bene, è solo un momento di commozione.

Guarda stasera che m’è tornato in mente…