Latest Entries »

Ho ripreso a camminare di mattina venendo al lavoro, pioggia permettendo. Mi piace, non è niente di impegnativo semplicemente una passeggiata leggera allungando la strada da casa mia al lavoro ma mi rilassa e mi predispone alla giornata un po’ meglio di quando mi precipito fuori già in ritardo.

Stamattina mentre camminavo ascoltavo il podcast di Luca Bizzarri “Non hanno un amico” : sono piccoli episodi, durano una decina di minuti ciascuno e mi mettono di buonumore.

Racconatava di quando era bambino e sua mamma gli comprava i trasferelli… e così scopro che non erano solo il mio oggetto del desiderio preferito ma anche quello di Luca Bizzarri e quindi di sicuro di tanti altri di quel periodo.

Ogni volta che mia madre ci dava qualche soldino per comprarli in cartoleria era una festa : passavi minuti d’ansia e adrenalina bambinesca davanti all’espositore girevole cercando di scegliere quello che ti piaceva di più anche se ti piacevano tutti. E una volta a casa li centellinavi affinché durassero il più possibile che poi chissà quando ne potevi comprare altri… Cercavo il posto migliore per posizionarli, magari facevo un disegno e li inserivo lì, o sul diario quando ero un po’ più grande

Penso agli stickers che usano adesso le mie nipoti ma non è uguale…o forse sembra a me, che ho nostalgia di quei momenti, chissà.

Sto attaccata alle previsioni meteo che la cosa che mi disturba di più al momento è la temperatura da cappotto : parlo con gente che dice di aver fatto il cambio dell’armadio e io sto ancora con le maglie di lana (anche loro eh… solo che ne hanno lasciate fuori un paio). Non sono le nuvole a darmi fastidio ma questo senso di freddo che sembra non dover passare.

Tic tac

Vedo a vedere l’ultimo post che ho scritto e sono passati più di 15 giorni. Io non lo so, passa tutto così velocemente senza che me ne accorga e un po’ questa cosa mi preoccupa che in uno schioccare di dita sono alla casa di riposo senza capire come ci sia arrivata.

In po’ come quando fai la doccia e con l’accappatoio addosso e i capelli nell’asciugamano ti siedi sul bordo della vasca e passano quarti d’ora senza aver fatto nulla. O come quando il sabato mattina ti alzi comunque presto per avere più tempo per fare i giri che hai rimandato per tutta la settimana e arrivano le dieci e ancora sei seduta a fare colazione fissando la parete davanti.

Sono stati giorni di chiacchiere e sorrisi e libri letti (finalmente) tutti d’un fiato. Giorni di compleanni e parlottare di progetti con Alice e confrontarsi su temi complicati e sull’uso della piastra a vapore. Giorni di pioggia che in fondo non mi disturba e voglia di indossare abiti colorati. Giorni di piccole soddisfazioni e di no detti per necessità ma che un tempo sarebbero stati sì difficoltosi.

Giorni passati con un umore a dir poco altalenante che inizio ad essere insofferente verso certi comportamenti che ho sempre mal sopportato ma che adesso mi pesano sul serio. Che io ci metto poco a troncare rapporti zoppicanti e pseudo amicizie fastidiose.

Ho imparato che il tempo ha un valore enorme, il mio tempo è prezioso anche se decido di passarlo in poltrona guardando una serie cretina o a passarmi lo smalto.

Ho imparato a distaccarmi, a decidere io se alla fine vale la pena o no passare del tempo con chi non gliene frega niente di essere lì per cui alla fine ciao, stiamo bene ugualmente.

Qualche giorno fa ho fatto un sogno che mi ha lasciato perplessa.. sto decidendo se raccontarlo o no.

Magari sì così me lo ricordo

Considerazioni

Pensavo che in passato il blog era pieno di descrizioni di cose fatte, persone incontrate, rapporti cuciti e strappati, eventi più o meno divertenti, pensieri pesanti e leggeri, pieno zeppo insomma di vita mia e di chi mi gravitava intorno.

Rileggendo quello che ho scritto ultimamente ne viene fuori una descrizione di me che forse mi piace di più anche se più “noiosa” in un certo senso ma sono io al cento per cento : più cauta, più selettiva negli incontri, meno disponibile nei confronti degli altri.

E non è semplicemente una descrizione fatta superficialmente, sono proprio io ad essere così. Non accetto più chi non sopporto tanto più che quando mi alleno da sola in palestra metto le cuffiette per non avere nessun contatto con chi sta lì e spesso ha voglia di scambiare due parole. Ho il tempo risicato, quando non frenquento i corsi, vado in pausa pranzo e in quell’ora e mezza devo fare gli esercizi mirati per le ginocchia (che – graziaddio – funzionano), la doccia, mangiare un minimo e tornare al lavoro.

L’unica cosa che mi manca sul serio sono i giri che facevo il sabato o la domenica mattina in collina : dopo la pandemia non ci sono più tornata. La realtà è che in questi due anni passati sono diventata paurosa, vuoi per i problemi che ho avuto alle ginocchia, vuoi perché le abitudini di tutti e anche le mie sono state stravolte, non me la sento di andarmene in giro da sola anche se il luogo dove andavo di solito è sempre molto frequentato. Ecco, questa è una cosa che devo assolutamente tornare a fare.

Per il resto ho sempre le giornate piene, di sicuro non solo di cose piacevoli da fare ma alla fine credo siano così le giornate di tutti, arrivo a sera bella cotta e molto di quello che riservo per il mio tempo libero purtroppo rimane in sospeso.

Magari è solo questione di riallineamento…

Trentuno di Trentuno

Non avrei creduto ma invece ci siamo…

Alla fine questa è la dimostrazione che basta semplicemente volerlo. Non è che sia poi così soddisfatta : non sono riuscita a scrivere come avrei voluto ma è pur sempre un passo avanti. Mi rendo conto di essere arrugginita, soprattutto nel lasciarmi andare a confidenze ed esternare cosa sento.

C’è sempre quel minimo di pudore che un tempo non avevo, c’è sempre una specie di filtro.

Magari andando avanti passa. Magari è solo questione di tempo e di dedicarmi un po’ di più a riflettere scrivendo.

In ogni caso ci sono : e non ho intenzione di smettere.

Trenta di Trentuno

Stasera approfitto di questa mezz’ora che ho.

Ho accompagnato mamma a fare una terapia e la aspetto seduta al parco.

Credevo fosse una buona idea ma qui il meteo cambia velocemente e da tiepido che era poco fa si è alzato un vento gelido fastidioso.

Stamattina mi è tornata in mente una cosa, sera del giorno di Pasqua passata con i miei nipoti. Ora : le bimbette giocano benissimo tutte insieme che hanno più o meno la stessa età. Brando è un po’ più piccolo e a volte gioca con loro ed altre da solo.

Lo vedo giocare con un libro e gli propongo di leggerne uno insieme, uno nuovo che ho comprato di recente.

Le bimbette sono state più fortunate di lui che con la pandemia mi sono persa la fase in cui a sua sorella e alle sue cugine leggevo tanto.

Comunque : ci sediamo sul tappeto uno di fianco all’altro e apro il libro.

E lo vedo fare quel gesto che di fronte a un libro nuovo facciamo tutti, quel gesto che contraddistingue chi ha confidenza con i libri e chi non ce l’ha. Prende il libro con le due manine e se lo avvicina al volto e lo annusa.

Poi come niente fosse torna alla posizione di prima.

Lo guardo con una tenerezza infinita e gli chiedo “sa di buono vero?”

E lui fa sì con la testa…

Ventinove di Trentuno

Come in una bolla… Nel senso che tutto va avanti come se fossi in un luogo con eccesso di ossigeno, in bilico tra lo svenimento e il sonno profondo.

La mattina passa in qualche modo e mi riprometto di uscire nel pomeriggio.

Solo che vedo un film è mi addormento, di quel sonno profondo che stordisce e che una volta sveglia mi fa decidere di restare a casa anche perchè stamattina ho preso così tanto freddo che anche basta.

Così il pomeriggio lo passo facendo quelle cose che di solito rimando, senza fretta e senza forzare. Che è di questo che ho bisogno, ho bisogno di assecondare i pensieri e le mie necessità.

Sono sempre in bilico tra il vorrei e non vorrei, faccio programmi e li rivedo.

Ma passa, lo so.

Ventotto di Trentuno

È stata una giornata dissociata, di quelle che mi sveglio e non capisco che giorno è.

Esco prima delle nove, faccio un giro ed è come essere di nuovo in lockdown, nessuno in giro, parcheggi vuoti e strade deserte, cielo grigio e pioggerella fastidiosa.

Il resto della giornata è più schizofrenico di me tra nubi,sole, vento, pioggia alternate ogni dieci minuti.

Mi vedo un film, si cena tutti insieme, un gran vociare e risate di bambini che crescono a vista d’occhio e un chiamare zia continuo. È stata una Pasqua strana, che abbiamo avuto un altro lutto in famiglia, di quelli che ti lasciano basita che ti colgono di sorpresa. In nemmeno in mese ho perso tre zii, tre pezzetti di vita e tutto un equilibrio da riallineare.

Ma mi attacco a questi piccoli tesori, a questi sorrisi aperti e luminosi, all’idea di un altro bimbetto che arriverà, alla confusione gioiosa che fanno, a quel chiamare zia mille volte.

E mentre scrivo mi arrivano messaggi vocali di poesie di Pasqua recitate a distanza che farlo mentre tutti ascoltano è troppo imbarazzante.

Panta rei.

Ventisette di Trentuno

Oggi pensavo a quando da bambina la maestra per la Pasqua ci faceva disegnare rami di fiori di pesco e arcobaleni, chissà perchè.

Oggi il caos di nuvole e poi sole e poi vento e poi pioggia.

E freddo.

E stasera la chiudo qui che sono altrove, con la testa e con l’umore. Magari in seguito spiego perché o magari no. Va così.

Ventisei di Trentuno

Ovviamente lo sapevo che la cura era la leggerezza.

Che passo la mattina a camminare godendomi il sole e la lentezza ovvero il fare le cose senza l’orologio e senza avere il fiato corto.

Cammino e compro le ultime cose che servono, macellaio, farmacia, fornaio.

Il tutto senza fretta e godendomi ogni passo.

Il pomeriggio uguale, ma senza sole anzi con un vento freddo che gela le ossa ma sticazzi che ci si sposta in un’altra città, si fa shopping (non io) si chiacchiera, si rife, si cena in un posto carino.

Sempre detto che avere il tempo a disposizione talvolta cura ogni ferita.

Dovrei ricordarmelo più spesso che talvolta è solo questione di puntare i piedi e dire qualche no. A riuscirci…

Venticinque di Trentuno

Ieri sera ho avuto un crollo emotivo

Era da un po’ che non mi succedeva.. all’improvviso, nel mezzo di una cena piacevolissima con i miei fratelli in un posto carino mangiando cose buonissime mi sono messa a piangere parlando di quello che avrei dovuto fare oggi.

Stupidaggini tipo fare la spesa, niente miniera e niente operazioni a cuore aperto, solo un paio di giri tra fruttivendolo e supermercato. Eppure mi sembrava di essere a metà Everest e dover decidere se continuare a salire o scendere.

Sto elaborando un piano per interrompere questa specie di ruota del criceto che sono le mie giornate, la routine mi sta facendo impazzire, credo sia questo.

Che io un piano ce l’avrei, tipo una settimana altrove : magari vedo se riesco a prendermi un paio di giorni di ferie a maggio e farmi un giro da qualche parte.

Oltretutto questo svegliarsi che è gennaio, pranzare che è maggio e andare a dormire che è novembre non mi aiuta nemmeno un po’.

Per domattina ho pianificato un bel giro a piedi, di sicuro aiuta. Poi staremo a vedere.